Pompeano, fascino antico nel Frignano

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Forse nemmeno tutti i modenesi conoscono Pompeano. È una piccola rocca nel Frignano, a pochi chilometri da Serramazzoni (da cui dipende come territorio comunale), dove raramente ci si capita ma che, per una giornata in Appennino, vale davvero la pena. Personalmente ci sono arrivato una domenica assieme ad amici del posto, imboccando una deviazione che dalla via Giardini si dimenava tra pascoli e strapiombi, tra panorami dipinti dai colori dell’autunno prima che la nebbia calasse il sipario.

Pompeano è un borgo di poche case in pietra, un tipico villaggio appenninico, dove la modernità stenta ad arrivare. Bambini che giocano nella piazzetta, gli anziani al bar che calano le loro carte in tavola, un ristorante (Antica Trattoria Cacciatori, impossibile sbagliarsi vista la sua insegna vintage su sfondo giallo) dove il tempo si è fermato e dove, tra animali del bosco cucinati in ogni maniera e amari della casa artigianalissimi, il pomeriggio passa in fretta rendendo l’esperienza un unicum.

Digerita la fauna locale e i funghi, non resta che farsi due passi coniugando gola e cultura. Quello che si mostra da subito lo definirei un presepe: un castello in pietra, un forno all’aperto per fare il pane, un borgo contadino dove le auto non possono più circolare, lampioni d’altri tempi dove ti sembra che, invece dell’eletticità, ci sia ancora la lanterna. Ti giri per vedere se c’è ancora la tua auto e tiri un sospiro di sollievo pensando di non essere catapultato nella Frittole di Benigni e Troisi.

Per fornire un po’ di storia, diciamo riportando quanto si legge sul portone del castello che la rocca di Pompeano risale al XIII secolo ed è passata nelle mani di varia signoria locale: inizialmente i Da Gomola, poi destituiti da Niccolò III d’Este il quale nel 1416 passò il dominio della rocca ai Conti Cesis, feudatari di Gombola.

Per chi arriva da Modena e percore la SS12 in 45 minuti circa può raggiungere la meta. Luogo ideale in ogni stagione, anzi, da vedere in più momenti dell’anno per ammirare i vari colori e, in realtà, assaporare di nuovo i sapori dell’Appennino in un banchetto decisamente notevole.

1 Comment

  1. Fantastico!
    La taverna dei Cacciatori è una meta nascosta ma una delizia di bontà e semplicità!
    Bravo Daniele, hai scovato ancora una volta una piccola chicca celata!

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