Pozzolatico: due passi nel Chianti ai margini di Firenze

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Pozzolatico

Qualcuno, passando sull’Autostrada del Sole all’altezza di Firenze, avrà notato tra gli svincoli Sud e Impruneta (ma che mi viene da dire ancora Certosa da buon nostalgico) ci sono alcune gallerie come Melarancio e Pozzolatico. Nel caso di quest’ultima, di cosa si tratta? Abbiamo approfittato della primavera per andare a farci una passeggiata in quella piccola frazione imprunetina, che da alcuni anni, ogni seconda domenica del mese, ospita un mercato biologico che si chiama Mangiasano. Un paese di poche centinaia di abitanti, ma particolarmente vivo: nella zona sono molto rinomate le sue sagre, in modo particolare quella del fritto di mare e quella della bistecca e del fungo porcino, entrambe ospitate dal Circolo Ricreativo Culturale del paese. Nella Toscana dei campanili Pozzolatico è una terra di confine, tanto che in passato c’è chi ha chiesto il referendum per la ‘secessione’ da Impruneta per chiedere l’annessione a Firenze.

Una passeggiata tra gli olivi di Pozzolatico è rigenerante. Una domenica ho lasciato la macchina al CRC per farmi una camminata, prima guardando le macchine che in autostrada entravano e uscivano dal tunnel sotto la collina, poi andando verso la chiesa barocca di Santo Stefano, già presente in questo piccolo paese nel 1100. Oggetto di ristrutturazione più volte, dopo il terremoto del 1895, nel 1966 e nel 1988, questo edificio spicca per la sua torre campanaria che in parte è nella sua struttura ancora originale: è inoltre ricca di opere d’arte di pregio, a dispetto del suo essere piccola chiesa di campagna. Si prosegue per una camminata lungo la via di Riboia, nel trionfo della vera toscanità: olivi, muretti a secco, piccole strade asfaltate dove non passa nessuno. E silenzio, tanto silenzio. Un dono veramente prezioso.

La convulsa storia di Villa De Larderel

Sullo sfondo si nota la facciata settecentesca di quello che è l’edificio architettonico simbolo di Pozzolatico: la Villa De Larderel. Noi questo cognome lo abbiamo già sentito (Larderello, appunto): questa nobile famiglia francese ma molto legata alla Toscana acquisto questo immobile nel 1837 e lo mantenne fino ai primi del Novecento. Qui si tennero anche delle importanti nozze dato che nel 1872 Bianca Enrichetta de Larderel sposò il conte Emanuele Alberto Guerrieri di Mirafiori, figlio del re Vittorio Emanuele II di Savoia. I De Larderel avevano anche una loro cappella di famiglia, proprio nella chiesa di Santo Stefano a Pozzolatico. La villa invece è passata di mano più volte: prima dei De Larderel c’erano stati infatti i nobili fiorentini dei Ricci.

Sede della Fondazione Don Carlo Gnocchi dal 1951, questa abbandonò la villa fino a lasciarla nel totale abbandono. In una parte di essa ha trovato posto a Scuola Waldorf di Firenze, ma nel 2016 anche questa se n’è dovuta andare. Insomma, un’area composta dal grade edificio di 12mila metri quadrati, un parco di sette ettari, un laghetto, una piscina, una limonaia e una casa di caccia, abbandonati al proprio destino. La Regione Toscana, proprietaria dell’immobile, lo ha messo all’asta e nel 2017 lo ha venduto al fondo i3-Università, gestito da una società del ministero dell’Economia e finanze che si chiama Invimit.

Era doveroso soffermarsi su questa storia dal grande passato e dal convulso presente per capire meglio questo luogo: la prossima volta che attraverserete la galleria, magari uscirete allo svincolo e ci salirete sopra…

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