Castelvetro: un borgo, il suo vino

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Il lambrusco è una meraviglia che ti conquista. Ho degli amici in Toscana che mi chiedono sempre di riportarne un po’ di bottiglie quando torno al mio paese di origine. Persone che non conoscevano il lambrusco se non quello del supermercato e, fuori Emilia, garantisco non essere la stessa cosa. Il lambrusco è infatti una signora bevanda, per carità, non assimilabile a un Chianti, ma si sposa in ogni occasione, in ogni pasto, è fresco e beverino, persino più adatto all’estate rispetto ai ‘corposi’ più blasonati.

Perché questo ‘pippone’ prima di esplorare Castelvetro di Modena? Esistono infatti tre varietà di lambrusco, tolto quello reggiano (oltre Secchia, appunto). Il Sorbara, a nord di Modena, il Salamino di Santa Croce, il più particolare perché circoscritto a uno spiccio di territorio a ridosso di Carpi, e infine il Grasparossa. Castelvetro fa rima con Grasparossa, o meglio, non c’è Grasparossa se non c’è Castelvetro, e viceversa.

Un toscano che arriva a Castelvetro si sente per forza di cosa a casa. Vede colline, vigneti, e un borgo antico dove bisogna salire un ripida scalinata per arrivarci. Niente a che rivedere con borghi altrettanto meravigliosi nelle vicinanze, come Castelnuovo Rangone di cui già abbiamo parlato nei mesi scorsi. Ogni periodo è buono per fissare un appuntamento nelle tante cantine del territorio (sono stato alla Fattoria Moretto e ho gradito sinceramente) per assaggiare il ‘Graspa’ in ogni sua variante (ma anche il Pignoletto, visto che i colli bolognesi non sono poi così lontani), sebbene vale la pena ricordare che gli ultimi due weekend di settembre sono dedicati alla festa del vino: un’apoteosi di lambrusco e porco a non finire!

Castelvetro è il paese delle torri: ce ne sono ben sei dislocate nel borgo antico, che un tempo era fortificato. Il fascino è comunque intatto e la prima emozione la si coglie, una volta saliti in cima nel centro storico, sulla grande terrazza di piazza Roma, dove si ammira un bel panorama della valle sottostante che guarda verso Castelnuovo e Spilamberto. Le vetrine del borgo ci invitano a entrare a farsi un bell’assaggio delle bontà locali, e anche sotto il portico del municipio si possono trovare sorprese legate alla tradizione. Queste foto, in tema natalizio visto il periodo, mostrano anche come ben si presti anche agli allestimenti del periodo e come possa valere la pena farci un salto anche in stagioni non propriamente turistiche.

Da Castelvetro ci è passato anche Torquato Tasso, come ricorda una targa, forte dei buoni rapporti con i nobili del posto, i Rangoni (quelli di Castelnuovo Rangone, Levizzano Rangone, per intedersi): forse anche lui era un amante del ‘Graspa’, evidentemente… Battute a parte, altro consiglio eventuale è farsi un giro a giugno quando si tiene la festa dell’assurdo, chiamata Mercurdo, con performance artistiche di grande livello e che ricordano un po’ quelle che, su questo blog, abbiamo visto anche a Certaldo.

Ricapitolando: Castelvetro ha fascini molteplici in ogni parte dell’anno, e il vino sta bene in ogni stagione. Fatemi sapere quando andrete e, semmai lo farete, postate un #girosognando

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