Guiglia, balcone dell’Emilia e un castello che per 22 giorni fu un casinò

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Guiglia

Se dico borlengo, questa parola l’hai già sentita? Se sei di Modena e dintorni, non sto nemmeno a spiegartelo. Altrimenti, ci provo. Il borlengo è un prodotto tipico dell’appennino modenese ed è composto da una ‘colla‘ di acqua, farina e sale, e una ‘cunza‘ di lardo, battuto di aglio e rosmarino, più una spruzzata di parmigiano. Morale: si piega in quattro parti la sfoglia appena cotta nel testo e si mangia caldo. Passatemi il termine, è una specie di ‘crêpe montanara’.

Perché sono partito proprio dal borlengo? Perché se si vuole provare questa specialità c’è un paese a cui bisogna fare necessariamente visita e questo è proprio Guiglia. Unite magari questa tappa alle visite al Ponte di Casona (magari in estate) e ai Sassi di Roccamalatina, di cui abbiamo già parlato in passato, o comunque a un tour della provincia di Modena seguendo i nostri consigli passati.

A maggio Guiglia ospita ogni anno la sagra del borlengo tipico e in primavera la locale Pro Loco organizza un corso aperto a tutti coloro i quali vorranno cimentarsi nel coltivare questa nobile arte culinaria nonostante, appunto, questo prodotto nasca in effetti come un cibo povero.

Il borgo di Guiglia

L’accesso principale al borgo, dalla strada provinciale 623, è via della Repubblica, dove ha sede anche la Pro Loco. Proseguendo, si incontra la grande porta che ci introduce nel borgo, sormontata da un’aquila reale (simbolo araldico che ritroviamo anche nello stemma comunale). Proseguendo, si arriva nella piazza principale in cui troviamo quello che è stato ribattezzato come “il balcone dell’Emilia“. Si tratta di un vero e proprio terrazzo, con al centro una grande scacchiera, dal quale si ha una vista molto ampia di tutta la pianura emiliana. D’estate fa anche un po’ effetto perché si nota benissimo la ‘cappa’ di umidità che avvolge la città di Modena.

Nella stessa piazza troviamo anche la parrocchia di San Geminiano Vescovo, patrono di Guiglia come anche della stessa Modena. La sagra di cui parlavamo prima si concentra proprio in questo punto.

Il castello di Guiglia

L’antichità del borgo di Guiglia è testimoniata anche dalla presenza di un castello che si trova poche centinaia di metri sopra, salendo da via Roma. Si passa proprio di fronte al municipio e ce lo troviamo una curva dopo. Questo maniero non ha una data cerca di fondazione: un primo documento nel parla nell’890 come territorio sotto la giurisdizione dell’abbazia benedettina di Nonantola. Nel tredicesimo secolo fu al centro delle dispute tra Bologna e Modena, mentre nell’estate del 1361 fu distrutto da un violento incendio e poi ricostruito. Dal 1336, anno in cui gli Estensi da Ferrara presero la loro residenza nobiliare a Modena, il feudo di Guiglia fu dato in controllo a varie famiglie, dai Pio di Carpi ai Montecuccoli-Laderchi.

Tra gli usi che ne sono stati fatti ce ne sono i più svariati: una torre prigione in tempi napoleonici, una stazione climatica termale (nel 1897 l’ingegnere svizzero Giovanni Beusch riesce a captare l’acqua della sorgente dei Volti), un ospizio per i profughi dopo la battaglia di Caporetto, una colonia estiva del Comune di Reggio Emilia, un ospedale militare tedesco nella Seconda Guerra Mondiale con annesso ricovero per opere d’arte prelevate in tutta italia e, infine, per 22 giorni nel 1946, un casinò, chiuso dal Ministero degli Interni “con grande dispiacere della comunità locale”, come si legge nel cartello esplicativo al di fuori del castello, da cui sono state tratte tutte queste informazioni. Adesso la struttura è visitabile e appartiene al Comune di Guiglia.

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