La Route 66 al contrario. Tanto granturco, il museo ufficiale della Mother Road e Chicago

Il museo di Pontiac - Route 66
Il museo di Pontiac - Route 66

Siamo giunti all’ultima tappa della Route 66 fatta “al contrario”, ovvero da Los Angeles a Chicago. Questa volta cambiamo Interstate e ne prendiamo una dispari verso nord, la 55, anche questa costruita sulla Route o accanto a quel che ne rimane. È uno dei tratti più verdi di tutto il percorso. I ranch ce li siamo lasciati alle spalle e adesso ci aspettano centinaia di chilometri di piantagioni di mais. Tutto fa presagire che questi terreni siano in uso alle grandi multinazionali che operano le colture di massa, ma di fatto è impressionante come il paesaggio di inizio luglio sia fatto da piante di granturco di altezza variabile fra il metro e mezzo e i due metri per chilometri, ininterrottamente dal confine con il Missouri fino alla città di Al Capone.

Al 110 di West Howard Street di Pontiac, a un’ora e mezza da Chicago, c’è l’Hall of Fame and Museum, museo di tre piani curato dalla Route 66 Association of Illinos, che ha preservato oggetti e addirittura ambientazioni di posti collocati in altri punti della 66 negli altri stati dell’Unione e che adesso sono andati perduti. Ci sono per esempio set ricostruiti di case anni ’40 o cinema dell’epoca che lungo la Route accoglievano temporaneamente i viaggiatori.

E alla fine c’è Chicago. In tre giorni c’è il tempo di visitare giusto il Loop, il Magnificient Mile e guardare un musical a teatro. Come qualsiasi altra grande città americana, Chicago offre un’infinità di opportunità di divertimento e passatempo, per cui l’unica soluzione è scegliere. Il Loop prende il nome dalla sopraelevata che in downtown fa scorrere alcune linee della metropolitana, e siccome gira in circolo, ecco spiegato il nome.
Noi siamo stati a Grant Park e Millennium Park, sulla riva non balneabile del lago Michigan. Qui c’è il Cloud Gate, scultura in acciaio inossidabile di Kapoor che gli abitanti della città chiamano affettuosamente The Bean, il fagiolo, perché effettivamente somiglia a un gigantesco legume.
Verso nord, attraversate The Magnificient Miles, il miglio dove turisti e appassionati vanno a fare shopping e se trovate un costume arrivate fino a Oak Street Beach, la spiaggia lacustre dove sembra di essere al mare, tanto è vasto uno dei cinque Grandi Laghi che bagna la città.
A sera spostatevi verso ovest e scendete a passeggiare sulle banchine del canale che attraversa Chicago, con tutte le luci dei grattacieli che vi sovrastano.

Il viaggio che avete letto, a parte gli alloggi a Los Angeles e Chicago, in alberghi cittadini e più adatti a un viaggio di nozze – quale è stato – ha avuto come soste dei motel. A Flagstaff (Arizona), Albuquerque (New Mexico), Oklahoma City (Oklahoma) e St. Louis (Missouri) abbiamo alloggiato nei motel di zone poco battute dal turismo di massa. Questo ha comportato innanzitutto l’immersione nella profonda provincia americana, fatta di storie più disparate di persone che erano di passaggio in quei posti, alla ricerca di chissà quali destini. Ci sono stati dei momenti in cui il motel ci fatto vedere una normalità del posto, con gente che arrivava e partiva con le proprie macchine e la loro apparente tranquillità; ci sono stati invece momenti in cui la domanda “ma dove siamo capitati?” ci ha fatto compagnia per tutto il tempo del soggiorno in motel, con la sensazione che la tranquillità delle persone che lo frequentavano non fosse proprio una loro priorità.


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