Acque miracolose, un carillon di 55 campane e auto a spinta: conosciamo Castel San Pietro Terme

Castel San Pietro Terme
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Il convegno di matematica del professor Bruno D’Amore mi ha portato recentemente a scoprire un borgo emiliano molto interessante, vale a dire quello di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna. Ai margini di una trasferta lavorativa, incuriosito da altri consigli, ho fatto una passeggiata in centro e, devo dire, ne è valsa la pena. Piccolo e curato, di questi tempi riveste anche una spiccata connotazione legata alle festività: qui infatti ogni Natale che si rispetta è legato a ‘Castèlanadèl‘, un ciclo di iniziative lungo tutto il mese di dicembre (qui il programma dell’edizione 2018). Ecco dunque che ho deciso di suggerirvi una visita in questo periodo, magari legandola anche a un soggiorno termale di un weekend. Con il freddo che arriva, un paio di giorni di relax direi che è il massimo!

La scoperta dell’acqua calda, e stavolta non è un gioco di parole), è datata 1337 quando si narra che un gruppo di pecore gravemente malate si abbeverò alla Fonte Fegatella, guarendo. In quel periodo Castel San Pietro ospitava i professori universitari che, temporaneamente, furono cacciati dall’ateneo bolognese per via della scomunica papale. I luminari, osservando quanto avvenuto e studiando gli effettivi benefici di quelle acque, da allora fecero sì che gli effetti salutari ne venissero apprezzati. La Fonte Fegatella si trova a ridosso del paese sulla strada che porta ai vari stabilimenti termali. Di fronte trova spazio un bel parco fluviale lungo il Sillaro, molto piacevole per una passeggiata o del cicloturismo.

Arrivare a Castel San Pietro Terme può essere comodo non solo con i mezzi privati (A14 o via Emilia SS9), ma anche in treno, visto che ha una sua stazione ferroviaria. Calcolate comunque che non è vicinissima al centro: se siete senza bagagli non problem, altrimenti vi conviene affidarvi a un bus o un taxi. Se però volete andare a piedi è l’occasione migliore per addentrarsi dentro questo borgo dalla storia molto antica: si parla della sua fondazione nel 1199 come castello di protezione della città di Bologna. Scorrendo la sua storia ho letto anche che un antipapa, Giovanni XXIII, la scelse come rifugio per sfuggire alla peste a Bologna.

Il Cassero è il primo elemento che si trova arrivando in centro dalla stazione e il vero simbolo di Castel San Pietro Terme. Fu attorno a esso infatti che fu fondata la città e oggi, al suo interno, è ospitato un teatro. In centro si trovano invece varie chiese tra cui quelle di Santa Maria Maggiore e il Santuario del Crocifisso, il cui campanile ha una particolarità unica in Europa. Infatti è dotato di un dispositivo elettropneumatico, ideato da Giulio Gollini nel 1930, che permette di utilizzare una tastiera per suonare le campane. Questo strumento viene chiamato ‘carillon delle 55 campane‘. A me hanno colpito molto i porticati: pur essendo abituato allo stile delle città emiliane, ammetto che questi portici sono tra i meglio mantenuti visti fino a ora.

Le terme sono un po’ più fuori rispetto al borgo. Hanno un aspetto stile anni Settanta sebbene il primo stabilimento fosse stato inaugurato esattamente un secolo prima. Le strutture furono infatti bombardate durante la Seconda Guerra Mondiale e poi ricostruite nel 1955. In ogni caso, luogo molto accogliente!

Per evitare di sovrabbondare l’articolo mi fermerò qua, permettendomi di sottolineare degli eventi che mi sono appuntato per la prossima volta in cui tornerò: la Sagra della Braciola (il nome dice tutto) e la carrera autopodistica, ovvero una competizione per macchine da corsa… a spinta umana! Entrambi gli eventi sono a settembre e, quindi, è l’ora di segnarseli nel nuovo calendario del 2019!

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