Venafro, una ‘scorpacciata’ di storia in una città da valorizzare

Venafro
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Questo reportage parte dai ringraziamenti di due grandi persone che mi hanno portato a innamorarmi di questo luogo che si chiama Venafro, in provincia di Isernia. Una cittadina che doveva essere uno ‘scalo’ di un tour di 2000 chilometri tra Cilento, Basilicata e Molise, invece è diventato uno dei luoghi ‘chiave’ di tutto il viaggio, una delizia di cui purtroppo molti ne ignorano l’esistenza.

Il primo va a Nicandro Marinelli: andate a trovalo al suo pub Munchies non solo per i panini top e la birra fuori classifica, ma perché è lui la vera memoria di Venafro. Sarà lui a fornirvi, come nel mio caso tutti, ma tutti i dettagli delle cose da vedere in questa città. È un imprenditore coraggioso e innamorato della sua terra, ve ne accorgerete. Secondo ringraziamento a Loredana Cotugno, a sua volta foriera di consigli e preziosissima per la sistemazione in città.

La prima cosa, appunto, che vi stupirà sarà la gentilezza. Entrando nel museo archeologico, ospitato all’interno dell’ex monastero seicentesco di Santa Chiara, abbiamo per esempio goduto di un ampio tour guidato da parte di uno dei custodi, il quale, con ricco sapere e precisione certosina, ci ha raccontato la storia di tutte le opere esposte, tra cui spicca per bellezza la Venere di età antoniniana. È una statua del secondo secolo dopo Cristo che ritrovata nel 1958 durante i lavori per la costruzione di una casa in via Colonia Giulia. Venafro ha infatti una storia antichissima: se andate in via delle Milizie troverete una piazzetta a semicerchio che, in realtà, nasconde uno degli anfiteatri romani più importanti che ci sono oggi in Italia. Servirebbero scavi importanti per riportarlo alla luce e per adesso è tutto lì, sottoterra, e bisogna ricorrere all’immaginazione. Come anche il Teatro Romano meriterebbe un grande lavoro di recupero. Forse tra qualche anno sarà tutto diverso, speriamo.

Scrivere un articolo per parlare di Venafro con il dono della sintesi è veramente difficile, ma ci proviamo. Il museo che abbiamo citato prima ospita una ricca serie di testimonianze sannitiche e romane, con moltissime lapidi e decorazioni ancora miracolosamente intatte dopo secoli. Un patrimonio culturale che non prova invidia di quello di città ben più blasonate.

Seguendo il prezioso schema fornito da Nicandro, siamo partiti da salita Vincenzo Cuoco per compiere un percorso in salita che porta al piatto forte di giornata: il Castello Pandone. Ma prima di arrivarci troviamo un sacco di punti interessati: piazza Vittorio Veneto, la Torre Caracciolo (o Torre del Mercato) di fronte al municipio, o Palazzo Cimorelli, dove nacque il primo presidente della Corte di Cassazione Luigi Cimorelli. Poi c’è Palazzo Del Prete, privato, ma che viene aperto a chi lo volesse visitare se i proprietari sono disponibili. Proseguendo nei vicoli ci si imbatte nella Chiesa dell’Annunziata, barocca ma con origini trecentesche, sulla cui facciata si possono osservare i segni di questa trasformazione avvenuta nei secoli (tipo di segni di un rosone che non c’è più).

Ci sono vicoli dove sembra di entrare in uno scantinato, in cui però appaiono a rassicurarci dei cartelli di itinerari turistici. Un’ultima scalinata ci porta infine verso il Castello Pandone: parte del suo glorioso giardino oggi, purtroppo per noi, è di pertinenza un’abitazione privata adiacente. Questo non toglie splendore a questo maniero dei Pandone, signori di Venafro, dove oggi è ospitato il museo nazionale del Molise, in cui sono raccolte le eccellenze pittoriche e artistiche di questa piccola regione. Curiosi gli affreschi all’interno, molti dedicati ai cavalli: questo fu opera di Enrico Pandone il quale, innamoratissimo dei suoi animali, li fece dipingere tutti quanti scrivendo anche le loro storie. Enrico Pandone fece tra l’altro una brutta fine perché, a un certo punto, tradì Carlo V Borbone per i francesi, per poi essere giustiziato a Napoli una volta che i transalpini furono sconfitti.

Goduto del bellissimo panorama sulla città di Venafro, è l’ora di andare al museo archeologico di cui abbiamo parlato prima. Curiosità: il sarcofago della Magia Marcellina sarebbe stato parte di un’opera più complessa di cui avrebbero fatto parte delle pietre che oggi compongono la Fontana Fraterna di Isernia. Affacciatevi poi dalla finestra per avere una bella visione della sottostante chiesa di San Francesco.

Troverete tanti spunti del passato, come quelli sull’acquedotto augusteo del Volturno, antiche scacchiere, storie di monaci, delle loro opere e delle loro diete. Sì, Venafro è un microcosmo e sintetizzare il tutto così è veramente limitativo. Ma a questo punto il consiglio è uno solo: andate a visitarla, anche per un weekend intero. Ne vale enormemente la pena.

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