Larderello, storia di una Banda Nera nella Valle del Diavolo

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Larderello

Partiamo da una storia: quella della Banda Nera. Non era un gruppo di predoni, ma di suonatori. I ragazzi oppure i lavoratori al termine della loro giornata si riunivano e suonavano insieme, specialmente ottoni a fiato, creando appunto una banda.

Perché ‘nera’? Tutti li riconoscevano alle manifestazioni: i loro strumenti erano ossidati e si scurivano facilmente. Questo perché siamo a Larderello, in provincia di Pisa (comune di Pomarance), il regno dei soffioni boraciferi e capitale italiana della geotermia.

Qui, dove un tempo nessuno avrebbe osato vivere, tanto che questa veniva definita la Valle del Diavolo (pare che persino Dante Alighieri colse da quella terra fumante l’ispirazione per creare lo scenario del suo Inferno), arrivò invece un signore francese con casa base a Livorno, tale Francois Jacques de Larderel. La sua fu un’intuizione vincente: prima l’estrazione dell’acido borico, poi al cambio dei tempi (e del mercato) i primi esperimenti per trasformare il vapore della Terra in forza dinamica per sprigionare elettricità. Fu una mossa vincente che ha reso i tecnici geotermici italiani un fiore all’occhiello nel mondo e ha portato, nella Valle del Diavolo, alla creazione da zero di un paese, Larderello.

Negli anni del Granducato di Toscana lavorare in questa parte della Valdicecina aveva molti oneri ma fortunatamente anche degli onori. L’azienda garantiva istruzione ai figli e sostegno alle vedove, incentivava azioni ricreative e culturali come appunto la Banda Nera, insomma si erano create delle condizioni di welfare non paragonabili a oggi ma per ieri decisamente all’avanguardia.

Queste storie che vi racconto hanno una casa base che è il Museo della Geotermia di Larderello. All’interno della palazzo signorile di Larderel si trova uno spazio culturale in continua evoluzione (tra l’altro riaprirà a marzo 2019 dopo alcuni lavori di ristrutturazione) fatto di tradizione e tecnologia. Si va dal video che propone l’esperienza simulata di andare al cuore della Terra fino agli strumenti, ai modelli di piattaforme utilizzate in tutto il mondo, persino gli oggetti dei lavoratori di un tempo tra cui – so che lo aspettavate – gli ottoni neri. Ed ecco che il cerchio si chiude.

Particolarità del museo è la sua gratuità con possibilità di poter richiedere una visita guidata (candidamente consigliato). Se sarete fortunati, a qualche minuto di auto potrete anche andare a vedere da vicino l’energia immane del pozzo dimostrativo: si tratta di una perforazione del 1956 che, non avendo più il compito di contribuire al processo energetico, viene aperta con un bocchettone a turisti e visitatori. L’effetto è allucinante: la forza e il rumore ricordano la partenza di un aereo! E questo, ricordiamolo, è un pozzo andato in pensione perché non più ‘energico’ come un tempo…

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